VISIONI ED ESPERIMENTI Testo critico di Giacinto Cerviere

L’ACCUMULAZIONE ESTETICA DI BERNARDO BRUNO

L’arte dell’accumulazione estetica appare un titolo appropriato, che potrebbe riassumere la ventennale opera di Bernardo Bruno. La sua origine di artista si è sempre incontrata/scontrata con la sua formazione di architetto. Arte e architettura hanno da sempre trovato cittadinanza nelle sue produzioni materiali e immateriali, grafiche e pittoriche, persino scultoree e cinematografiche. Il linguaggio espressivo non appare una sua preoccupazione, un suo interesse primario, sebbene abbia “abitato” tanti linguaggi dai suoi esordi, sebbene conosca le potenzialità e i limiti dei linguaggi.
Gli strumenti di accumulazione estetica per Bernardo Bruno sono i carnet di viaggio che scandiscono le sue traversate peninsulari: Napoli, la Calabria del mare, Ferrara, Firenze, Bologna… conosciute dentro e ai loro bordi, scorrendo su autostrade caotiche o su treni surriscaldati.
A Firenze mise a punto molti studi compositivi studenteschi, un’analisi minuziosa su ogni particolare della Cappella Pazzi di Filippo Brunelleschi; poi l’Arno e il Ponte Vecchio, lo Spedale degli Innocenti. Tutto era stato assimilato, infine rigurgitato sui suoi carnet e blocchi quadrettati. Il rigurgito aveva amalgamato tutto e trasformato quelle architetture in qualcos’altro.
Alcuni di questi schizzi e studi sono diventati nel tempo dipinti. Qui e là spaziano anche i volti femminili amati e desiderati, la loro grazia sofferente come donne angeliche al sole. Esiste anche un mondo zoomorfo che appare e riappare più volte tra le carte. Sono orsi, elefantini, scimmie e cavalli che di certo rimandano a filoni culturali storici e contemporanei, dalla Transavanguardia al cubismo, dall’Arte povera all’espressionismo più o meno astratto. Le sue frequentazioni sono molteplici e diverse per orientamento stilistico, e molto importanti nella sua formazione sono riferimenti locali che vanno da Linzalata a Luciano Montemurro, fino alla Scuola grafica del Circolo “La Scaletta” di Matera. Ma i suoi riferimenti locali accolgono anche una mappa di luoghi del Vulture e dell’Alto Bradano: dalla sua base spaziale Palazzo S. Gervasio a Genzano (Monteserico) dove sono stati girati alcuni cortometraggi negli anni ’90 utilizzati in installazioni video-artistiche. La tradizione iconica è amata e ironizzata ma sempre con il dovuto rispetto che Bruno rivolge ad ogni tradizione artistica. Ha studiato a lungo l’iconografia di santi come San Rocco: lui appestato, il suo cane e la sua “paroccola”. Non vuole che siano elementi equilibrati ma colpiti da atti imprevedibili e dissacranti: il cane può amare San Rocco ma il suo amore può essere così intenso da mordergli un polpaccio più che portargli del pane, un amore intenso che sfugge alla nostra consueta percezione delle cose. Bernardo Bruno è un artista dei risvolti spiazzanti. Nulla è uguale a prima, nulla può rimanere nel recinto della tradizione mistica, tutto può essere riscritto e farsi accarezzare dalla dolcezza di un’ironia irrefrenabile.

arch Giacinto Cerviere

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